ATLANTE


Atlante, in atto di sostenere il mondo
Collezione Farnese, Roma

 

Atlante nella mitologia greca  era figlio del titano Giapeto e di Climene (secondo altri della ninfa Asia), fratello di Prometeo (vedi " mito della nascita del primo uomo e della prima donna").  

Zeus per punirlo per aver partecipato alla ribellione dei Titani (vedi " mito nascita del mondo"), lo obbligò a sostenere il mondo sulle spalle.


Atlante farnese, anonimo, II sec., marmo bianco,
164 cm, Firenze, Palazzo Strozzi

Atlante: gigante, figlio di Giapèto e dell'oceanina Asia (secondo altri dell'oceanina Climene). E' fratello di Prometeo, Epimeteo e Menezio. Appartiene alla generazione divina anteriore a quella degli Olimpici, quella degli esseri mostruosi e smisurati. Partecipò col fratello Menezio alla sciagurata guerra dei Giganti contro gli dèi olimpi. Zeus uccise Menezio con una folgore e lo mandò nel Tartaro, ma risparmiò Atlante che condannò invece a portare il Cielo sulle spalle per l'eternità.
Prima che Zeus lo condannasse a quella triste pena, ebbe il tempo di avere molti figli: con Pleione, le Pleiadi e le Iadi e il figlio Iante; con Esperide, le Esperidi. Dione è talvolta collocata tra le figlie di Atlante.
Il Titano aveva saputo da un oracolo che un giorno un figlio di Zeus sarebbe venuto a rubare le mele d'oro nel giardino delle Esperidi, custodite dal drago Ladone. Per questo motivo Atlante rifiutò di dare ospitalità a Perseo, che per vendicarsi gli mostrò la testa di Medusa, e lo trasformò così nel monte Atlante.
Atlante tenne sempre il Cielo sulle spalle, salvo per il breve periodo in cui Eracle lo alleviò di quel peso. Eracle, durante il compimento della sua undicesima fatica, si era recato a cercare le mele delle Esperidi. Nereo gli aveva consigliato di non coglierle con le proprie mani, ma di servirsi di Atlante, alleggerendolo nel frattempo dell'enorme peso che gravava sulle sue spalle. Appena giunto al giardino delle Esperidi, Eracle chiese dunque ad Atlante di fargli questo favore, e chinò le spalle per accogliere il peso del globo celeste; Atlante si allontanò e ritornò poco dopo con tre mele colte dalle sue figlie. Egli assaporava la gioia della recuperata libertà. "Porterò io stesso le mele a Euristeo", disse, "se tu reggerai il Cielo sulle tue spalle per due o tre mesi ancora". Eracle finse di acconsentire, ma poiché Nereo l'aveva avvertito di non accettare una simile proposta, pregò Atlante di sostenere il globo per pochi minuti soltanto, affinché egli potesse fasciarsi il capo. Atlante, tratto in inganno, posò a terra le mele e riprese il suo carico; subito Eracle raccattò i frutti e si allontanò con un ironico saluto.


Ercole Sostituisce Atlante